Alice è cresciuta




Spesso mi identifico con il personaggio di Alice, sia per la curiosità con cui affronta la vita che per la determinazione nella ricerca di una propria dimensione.

Il suo rifugiarsi in un mondo immaginario lo intendo come una libertà creativa, una spinta a guardare tutto con occhi diversi, un punto di vista non comune, qualcosa di molto personale.

Ho letto e visto tanto su di lei, ma voglio proporre una mia analisi dei film più popolari per invogliare a riscoprire un personaggio che ha molto da dire a tutti.


((attenzione spoiler))



La versione più famosa è senza dubbio quella di Disney del 1951 che presentava la storia di Alice bambina, concentrandosi più sulla commedia, la musica e il lato originale della storia, popolata da esseri particolarmente strani, ma che dovevano rendere allegro quello che appariva come un sogno stravagante.

Per questo vennero mantenuti alcuni dei versi più fantasiosi di Carroll e composte canzoni costruite attorno ad esse per poi essere utilizzate nel film.

Furono scritte oltre trenta canzoni e molte trovarono la loro collocazione, anche se solo per pochi brevi istanti, come “La maratonda” e “La canzone dello Stregatto”.

Tra l’altro proprio il sorriso dello Stregatto di Disney è diventato un simbolo riconoscibilissimo.

Un'altra canzone divenuta molto famosa è senza dubbio"Un buon non compleanno" che ha dato il via a numerosi tea party.

"Alice in Wonderland" © Walt Disney - image credit: quidanoiblog.it

Tuttavia l’Alice bambina di Disney mi ha spinto a leggere il romanzo.

Le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie” fu scritto da Carroll nel 1865 e rispecchia la sua particolare visione del mondo di quell'epoca:

«Se io avessi un mondo come piace a me, là tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe com’è, perché tutto sarebbe come non è e viceversa». 

Il romanzo può essere considerato una fiaba per la presenza di personaggi fantastici e luoghi magici.

La storia tuttavia rappresenta la metafora della vita e dei suoi cambiamenti, spesso sofferti e dolorosi, che aiutano la protagonista nel suo percorso di crescita.

Lei stessa, arrivata nel Paese delle Meraviglie, si sorprende nel dire:

«Quando leggevo libri di fiabe, mi immaginavo che fossero tutte cose mai successe, e adesso invece eccomi qui proprio nel bel mezzo di una fiaba».

La spontaneità con cui Carroll racconta, porta subito a creare un paragone tra il viaggio immaginario e una reale crescita fisica e psicologica.

Alice, come tutti i ragazzi della sua età, cerca la propria identità dove il tempo e lo spazio sfuggono alle loro leggi, liberando quella dimensione del sogno in cui tutte le aspirazioni si avverano.

Attraverso l’identificazione con Alice, ci viene trasmessa la speranza che i problemi siano risolvibili e che esista sempre la possibilità di un cambiamento.

Foto scattata dal libro Alice nel Paese delle Meraviglie & Al di là dello specchio,
illustrato da MinaLima per l'editore l'Ippocampo ragazzi

Dopo aver letto il libro, sono stata molto incuriosita dal film “Alice in Wonderland” (2010) di Tim Burton.

In questa versione Alice non è più una bambina, ma una ragazza diciannovenne che torna nel Paese delle Meraviglie per sfuggire alle sue nozze programmate e alla vita ordinaria e convenzionale che l’aspetta perché altri l'hanno scelta per lei.

Già nei titoli di testa ci sono i toni gotici e visionari tanto cari al regista, che proseguono attraverso le immagini e la musica ad hoc.

Si evocano ricordi di storie horror e fantastiche; c’è inseguimento, suspense, minaccia di annientamento dei personaggi positivi, battaglia colossale e happy ending finale, per ristabilire alla fine l’equilibrio e l’armonia. 

Uno dei personaggi più belli e significativi di questa versione è senza dubbio il Brucaliffo, un grassoccio millepiedi blu che riesce sempre a mantenere la calma e che diverse volte sfida Alice a conoscersi meglio, costringendola ad affrontare la difficile ma fondamentale domanda: «Chi sei tu?», per prendere coscienza di sé stessa e di quello che veramente vuole.

Brucaliffo, "Alice in Wonderland" di Tim Burton -
image credit: myliveactiondisneyproject.com

Invece la famosa frase: «Ti svelo un segreto: tutti i migliori sono matti!» aleggia per tutto il film perché il padre la ripeteva ad Alice per esorcizzare le sue visioni del Paese delle Meraviglie e darle quel coraggio e quella forza necessari a inseguire le proprie scelte, senza curarsi dei giudizi altrui.

Quando la ragazza finalmente realizzerà il sogno del padre di aprire la via dei commerci con l’Oriente, un’idea che sembrava a tutti surreale, si sentirà vincitrice. Sarà proprio il Brucaliffo, trasformato in una bellissima farfalla blu, a posarsi sulla sua spalla, confermando il nesso tra sogno e realtà a cui il tema del film allude sempre.  


Nel 2016 è uscito al cinema “Alice Through the Looking Glass” (“Alice attraverso lo specchio”) di James Bobin, sequel di “Alice in Wonderland ”.

Qui i nonsense di Carroll abbondano:

«L’unica maniera di ottenere l’impossibile è pensare che sia possibile». 

Questa trasposizione cinematografica, che però non ha nulla in comune con l’omonimo romanzo del 1871 "Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò", vede la protagonista imbarcarsi in un viaggio indietro nel tempo che la porta a scontrarsi con la personificazione del Tempo stesso, dipinto come nemico/amico.

Tutto ciò la costringe a spostarsi frettolosamente in diverse dimensioni temporali per salvare il suo amico Cappellaio Matto.

Il tentativo di modificare il passato per cambiare il corso degli eventi, è un passaggio necessario ad Alice per affrontare le proprie responsabilità e accettare il presente.

"Alice through the looking glass" di James Bobin - image credit: momastyle.com

Alice attraverso lo specchio” si apre con l’immagine del Brucaliffo/farfalla blu che annuncia il ritorno di Alice dai suoi viaggi reali, quelli compiuti per mare con la nave del padre e ne preannuncia un altro, quello che la ragazza compirà ancora una volta nel Paese delle Meraviglie.

Alice tornerà lì apparentemente per salvare il Cappellaio, ma in realtà per sfuggire a una dolorosa scelta: per pagare i debiti contratti dalla madre, deve vendere la sua casa, simbolo di stabilità o la sua nave Wonder, che per lei rappresenta la libertà.

In tutti i suoi viaggi e le sue avventure, Alice esprime che cercare il senso della vita è un’impresa impossibile: 

«Sarebbe molto bello se per una volta una cosa qui avesse un senso».

Allo stesso tempo però lo cerca, partendo da un inizio semplice per poi lanciarsi verso eventi che vanno oltre l’immaginazione. 

Questa volta incontrerà nuovamente i personaggi surreali del Paese delle Meraviglie, in più apprenderà le storie familiari del Cappellaio e della Regina Rossa. Alice si lancerà senza indugio in una pericolosa corsa contro il tempo e riuscirà a trovare un compromesso rassicurante che darà un nuovo senso anche alla sua vita reale.

Torna infine alla realtà più matura, pronta ad affrontare con coraggio la vita, le scelte da fare e i complicati rapporti familiari.


In tutti i film, come nei libri di Carroll, Alice è un’anima indipendente che si sente intrappolata nella ristretta mentalità della sua epoca; non sa come conciliare i suoi sogni e le sue ambizioni con le aspettative delle persone che la circondano.

"Alice in Wonderland"di Tim Burton - image credit: Cinematic Artistry on Twitter


La sua esperienza nel Paese delle Meraviglie le permette di scoprirsi più sicura di sé e per questo deve trasformarsi, diventando piccola o grande, coraggiosa e intrepida; deve trovare le capacità necessarie per vincere prove quasi impossibili, alla ricerca di risposte sul proprio destino che troverà però solo in sé stessa. 

La “fiaba” di Alice rassicura e infonde speranza nel futuro offrendo sempre la promessa di un lieto fine come in tutte le fiabe, che Carroll definiva “un dono d’amore”.


Nella mia pagina Facebook Wonderland Tales ho creato un album dove ho inserito alcune foto del mio cosplay di Alice, se siete curiosi andate a vederlo! ^^


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