Lo chiamano Festival dell’Oriente ma di fatto è un festival del mondo. Quest'anno alla Fiera di Roma, nei giorni 22, 23, 25, 29, 30 aprile e primo maggio, si sono succeduti vari festival, ognuno a raccontare universi differenti e lontani in un unico e indimenticabile viaggio.
Un'immersione totale tra cultura, arte, tradizioni, folklore, musica, sapori, spettacoli, concerti, danze e stand ricchi di prodotti tipici, tutto distribuito in ben quattro padiglioni interni: Festival dell'Oriente, Festival dell'Oriente salute e benessere, Festival Irlandese e Festival Country. In più diverse aree esterne:
Mille e una notte, Street food orientale, Festival America Latina, Holi Festival, Festival Africa, Spagnolo, Argentino, October Festival, That's America e America Motor Village.
Molto interessante è poter condividere da vicino i costumi, le abitudini alimentari e le usanze dei vari Paesi attraverso le atmosfere di ogni stand. Tuttavia sono sempre valorizzati al meglio i due Padiglioni incentrati sull'Oriente, nei quali spiccano vari assortimenti di tè e spezie di tutti i tipi, i colorati costumi tradizionali, in particolare quelli coreani e un allestimento ben ricco, caratterizzato soprattutto da vari simboli del Sol Levante.
Il Giappone è stato caratterizzato anche da alcuni suggestivi eventi, come la cerimonia del tè e la vestizione del kimono, che richiedono tempi lunghi, attenzione ai particolari e movimenti delicati.
Inaspettatamente ho trovato uno stand dedicato al Teru Teru Bozu, la tipica bambola del folklore giapponese. Erano esposti tanti altri gadget kawaii e grazie all'insegnante Kiyoko Miyagoshi, era possibile realizzare un Teru Teru Bozu personale.
Un’atmosfera di allegria si respira al Festival Irlandese dove il pubblico, oltre a bere birra, può partecipare a molte attività tra cui rievocazioni storiche, festose danze celtiche e tipici giochi delle sagre tradizionali, come il tiro alla fune. Gli stand gastronomici offrono zuppe locali, stinco alla birra scura, salmone affumicato, formaggi alle erbe e dolci alle mele accompagnati da distillati irlandesi, mentre alcuni gruppi musicali, tra i più rappresentativi dell’Irlanda, suonano le musiche tipiche trasmettendo gioia e buonumore.
Vi è poi il Festival Country tra speroni lucidi, indiani d’America, atmosfere rurali, cappelli a larghe falde, balli e gruppi musicali. Un padiglione interno è completamente allestito con le tipiche tende indiane, i carri e pagliericci recintati dove riposano pecore e pony.
Molta curiosità ha attirato il Western Horse show, un evento dedicato a gare di monta americana ed esibizioni di splendidi cavalli.
That’s America è invece un tour tra le mitiche atmosfere americane dagli anni ’50 fino agli anni ’80. Un viaggio tra auto e moto storiche, drive in, fast-food, juke-box e sosia di Elvis Presley, per un’immersione totale nelle atmosfere americane di quei tempi.
Travolgente risulta il Festival dell’America Latina con i colori, i suoni, i profumi e il cibo del Brasile, dell’Argentina, di Cuba, del Messico e tanti altri splendidi Paesi. In un’area all’aperto il ritmo e il folklore latino trovano spazio tra storia e cultura di popoli che vantano millenarie tradizioni e invitano le persone a ballare.
In un'area all'aperto c'è il Festival Spagnolo caratterizzato da esibizioni di flamenco, concerti dal vivo e gastronomia tipica. Spettacoli tipici del folklore spagnolo che rievocano le feste in strada, con le esibizioni degli splendidi cavalli andalusi e le canzoni struggenti accompagnate dalla malinconia chitarra spagnola.
Naturalmente "viaggiando" tra tutti questi stand, si trova sempre qualche souvenir da acquistare.
Ogni volta che partecipo al Festival mi sembra di tornare indietro e ritrovarmi di nuovo nell’affascinante terra del Sol Levante!
Mi sono soffermata nei padiglioni dedicati all’Oriente, in particolare su un grazioso stand cinese e sui diversi stand del Giappone, con una grande quantità di oggettistica e in particolare una varietà di tè che naturalmente non mi sono lasciata sfuggire.
Tè all'arancia, ai frutti rossi e alla citronella |
Bambolina cinese |
Tra gli spettacoli a cui ho partecipato, interessante e divertente è stata la breve dimostrazione di come si prepara il mochi, un dolcetto giapponese di riso glutinoso, che a fine esibizione era possibile gustare. Il termine mochituki indica il metodo tradizionale per prepararlo: il riso cotto viene pestato con forza in tradizionali mortai di grandi dimensioni chiamati usu, fatti di legno con l'ausilio di kine, grandi martelli sempre in legno.
Questo procedimento viene solitamente svolto da due persone che necessariamente devono essere molto coordinate tra loro, dato che una pesta ritmicamente e l'altra gira e umidifica il riso. Si ottiene così una pasta collosa che viene poi tagliata e modellata a forme di piccole sfere. Tale cerimonia non viene sempre eseguita per via della laboriosità che richiede.
A seconda dei gusti e delle diverse tipologie, il mochi può essere farcito o meno. La sua consistenza morbida è gommosa e, come hanno spiegato durante l'esibizione, se non viene masticato bene rischia di provocare il soffocamento.
In questi anni di Festival dell'Oriente, sicuramente il mio ricordo più bello è legato al concerto dei tamburi giapponesi, che affascina e coinvolge grazie alla potenza della loro energia. Questo spettacolo dal vivo così emozionante e imperdibile, dura ben quaranta minuti, ma non si percepisce il passare del tempo perché si viene catturati dal dinamismo della manifestazione.
In Giappone originariamente il tamburo veniva usato durante le battaglie per intimidire i nemici e per inviare comandi; in seguito divenne uno strumento utile nell’esecuzione di musiche popolari e per questo molto apprezzato.
Il primo spettacolo dei tamburi giapponesi che ho visto era quello dei Masa Daiko, uno dei gruppi di musica popolare più rappresentativi del genere a livello internazionale. Pur suonando pezzi della tradizione giapponese, riescono a mantenere l’antica cultura del tamburo di guerra imponendo ugualmente forza e vigore ma dando anche una rappresentazione estetica che riesce a trascinare e coinvolgere il pubblico.
Il Festival dell’Oriente è dunque un vero e proprio giro del mondo da non perdere assolutamente. Un'esperienza unica, una sorta di viaggio spirituale che consiglio fortemente non solo a chi è già appassionato della cultura orientale, ma a tutti coloro che amano conoscere il mondo.
Sul mio canale YouTube trovate un video dedicato al festival dell’Oriente 2016, che forse può, anche se in pochi minuti, riuscire a trasmettervi tutte le emozioni che ho provato io fin dal primo momento durante tutti gli anni in cui ho partecipato a questo fantastico evento.
Per chi invece avesse voglia di emozionarsi un po’ con la potenza dei tamburi giapponesi, sempre sul mio canale, ho pubblicato un video dello spettacolo dei Masa Daiko che può rendere l’idea!
Intanto se volete vedere le foto dei vari festival dell'Oriente a cui ho partecipato negli anni, sono tutte racchiuse in ben tre album "Viaggiando" in Oriente, Festival dell'Oriente e Roma incontra il Mondo.
Se vi interessa un approfondimento su questo tipo di evento, potete leggere il mio articolo Roma incontra il mondo.
Buon divertimento! 🌸
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